recensione

"Flash" di Il suo sguardo vuoto come il Mu

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    Avvertimenti: Non so quanto questa mia recensione abbia colto dello spirito di "Flash", il bellissimo racconto di Il suo sguardo vuoto come il Mu, alias San, alias Imo, alias (????, eccetera, eccetera, eccetera....)
    Scrivendo mi sono lasciata trasportare dalle immagini che si formavano nella mia testa mentre leggevo; dopodichè ho cercato di riunirle, qui, dando loro un senso.
    Così facendo, spero tanto di non aver travisato il tuo racconto, San!


    link del racconto: https://chimere.forumcommunity.net/?t=51848741

    “Un altro calcio mi prende in pieno stomaco e mi spedisce in apnea per qualche secondo. Mi contorco a terra come un insetto che non ha avuto la fortuna di essere semplicemente schiacciato, una volta per tutte.[...]Entro e richiudo la porta alle mie spalle con la delicatezza e l'impercettibilità di un ladro. E' una precauzione inutile, so già che non mi saluterebbe. Mi dirigo verso le scale, affacciandomi alla cucina. [...]Spalanco le portiere, tiro fuori gli zaini e ci incamminiamo in religioso silenzio.”


    Flash. Lampi di luce che catturano la realtà circostante nel breve arco di tempo di qualche scatto fotografico.
    In questo racconto gli scatti sono tre. Sono realizzati da angolazioni diverse, ma tutti ci mostrano il medesimo soggetto: un ragazzo qualunque catturato in una serie di primi piani sullo sfondo di spazi anonimi, non molto ben identificabili. D'altronde anche lui, pur essendo il soggetto principale delle immagini, ha contorni sfumati, assai frammentari almeno, quanto le coordinate geografiche che scandiscono i suoi passi durante il suo piccolo “viaggio”.



    Primo flash. Il branco – un branco umano, questa volta, e non animale - sferra l'attacco contro la preda. Non per procurarsi cibo evidentemente, quanto invece per ribadire, in un'epoca moderna e civilizzata, la validità sempreverde dell'antica legge del più forte. Il bersaglio è riverso a terra, ferito a morte. Poco importa se a infierire non sono stati i morsi feroci delle belve, bensì i calci, gli sputi e le risate crudeli di una “squadretta di bulli”. Il risultato non cambia: la sopraffazione si è conclusa. Loro finalmente se ne sono andati; lui si rialza ma la sensazione di sconfitta è lì ancora presente mentre lei lo guarda.
    Chi è poi questa figura femminile? Da alcuni particolari s'intuisce che, per il protagonista, debba essere importante; tuttavia lei resta nell'ombra, una spettatrice pressoché inerte.


    Secondo flash. Il protagonista torna a casa. Una porta aperta e subito richiusa segna il passaggio dallo spazio aperto, ostile (da cui si è appena sfuggiti) allo spazio chiuso in cui si ci ripara e, forse, si vorrebbe trovare protezione. Così non è perché il senso d'isolamento – già palpabile durante il pestaggio – si ripropone qui. C'è un uomo, immerso nella lettura del giornale. Di lui non ci è dato sapere pochissimo (come per la figura femminile) Chi è? Forse suo padre?
    Sappiano solo che si trova in cucina e che non gli rivolge la minima attenzione, quando lui compare in casa. Una dinamica, questa, che si ripropone fra i vari personaggi. Infatti neppure la ragazza si preoccupa del protagonista quando, all'inizio del racconto, egli subisce l'aggressione. Lei, semplicemente, “ è appoggiata lì, in piedi, e [lo] guarda da lontano, senza farsi notare e senza avvicinarsi.”
    Proseguendo nella lettura, allorché il protagonista si rifugia in camera sua, non posso far a meno di considerare le due stanze (la cucina e la camera da letto) come i confini opposti e speculari di due mondi inconciliabili, per quanto entrambi permeati di solitudine.
    L'uomo appare perennemente troppo impegnato per accorgersi di ciò che succede al ragazzo. “E' questo il prezzo della cravatta”, dirà il personaggio principale, adducendo una giustificazione “ingiustificabile” a quell'indifferenza e a quell'assenza. Il mondo fatto di successo dell'adulto sarà opposto a quello, pieno di musica, ricreato nella propria stanza dall'adolescente.

    Terzo flashIl protagonista e la figura femminile ricompaiono insieme. Si recano in un “largo spiazzo d'erba e deserto”. Qui preparano quella che sarà una cerimonia sui generis. Tutti e due scavano una buca e poi lui vi getta dentro cd, fotografie, fogli e legna. Infine dà fuoco.
    Ecco che si consuma il rito di purificazione, ecco l'addio al passato. “Ecco l'inizio e la fine”, verrà detto. Il fuoco, simbolo di distruzione e di rinascita, eliminerà il dolore permettendo d'iniziare nuovamente; o è soltanto un'utopia? “Lentamente la mia mano tremante si muove nell'aria anch'essa tremante e, come guidata da spiriti allo stesso tempo dentro e fuori la mia volontà, si posa sul fuoco incurante del suo non esser fenice.
    Mentre il fuoco brucia, finendo di distruggere gli oggetti, emblemi di un passato doloroso, il nuovo inizio non sembra certo. A sorpresa, regalando al racconto un finale imprevedibile, il protagonista si getta dentro il fiume. In questo modo l'acqua – altro elemento dal plusvalore simbolico – potrebbe sottrargli anche al presente. Il ragazzo annegherà o si salverà?
    Quale aspetto simbolico dell'acqua infine prevarrà? quello catartico o quello distruttivo?
    In questo senso una frase dell'ultimo “flash”, secondo me, è estremamente rivelatrice. “Ruscello, anzi – l'acqua s'è fatta davvero bassa nonostante la pioggia di stanotte, e forse dovrebbe essere declassato.”
    Probabilmente non ci sono le condizioni affinché la violenza dell'acqua decreti una fine ianziché un nuovo inizio.
    D'altronde, nel racconto, l'elemento dell'acqua, è presente sotto varie forme (il “fiume”, le “lacrime”, “la pioggia”) e accezioni (ora è elemento di morte; ora di evoluzione.)


    Per concludere, mi sento di affermare che lo spazio vero e proprio del racconto non è tanto quello che si estende sul piano reale – e infatti esso non offre al lettore niente più che scarne e generiche indicazioni, - quanto, piuttosto, l'interiorità del personaggio, dove albergano immagini dal grande valore simbolico quali l'acqua e il fuoco.

    Edited by j.darkblue - 22/4/2013, 14:29
     
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  2. frattaliie64
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    Gioia, che San volesse o meno trasmettere le cose da te evidenziate, di fatto trovo comunque la tua analisi lucida e coinvolgente, fa venire voglia di leggere il racconto e quando è così significa che è ben riuscita, no? Complimenti! E anche a San per il suo racconto che è davvero interessante
     
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  3. Flogoriano
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    Io avrei dato una lettura leggermente diversa, più materiale probabilmente, ma mi piace vedere come si possa comunque leggere su piani differenti uno stesso racconto.
     
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    Gioia, che San volesse o meno trasmettere le cose da te evidenziate, di fatto trovo comunque la tua analisi lucida e coinvolgente, fa venire voglia di leggere il racconto e quando è così significa che è ben riuscita, no? Complimenti! E anche a San per il suo racconto che è davvero interessante

    Molto gentile Ele, come sempre. Ma davvero, questa volta, non so quanto questa mia lettura "critica" possa essere pertinente...

    CITAZIONE
    Io avrei dato una lettura leggermente diversa, più materiale probabilmente, ma mi piace vedere come si possa comunque leggere su piani differenti uno stesso racconto.

    Mi piacerebbe sapere qual è la tua chiave di lettura! Alla fine, le interpretazioni di un testo sono innumerevoli sono sempre questione di sensibilità personale, per quanto si voglia essere obbiettivi.
     
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  5. Flogoriano
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    CITAZIONE
    Mi piacerebbe sapere qual è la tua chiave di lettura! Alla fine, le interpretazioni di un testo sono innumerevoli sono sempre questione di sensibilità personale, per quanto si voglia essere obbiettivi.

    Per precisare, la mia non era una critica alla tua lettura, ma una constatazione di come due persone differenti con due culture differenti giungano a conclusioni differenti da uno stesso piano di informazioni. Probabilmente anche per una questione di sesso (io ne faccio poco ultimamente XD) no nel senso che noi uomini siamo più concentrati sull'aspetto spaziale e materiale delle cose, mentre le donne cercano spesso di interiorizzare.

    Cioè per dire: se io vedo una scena di bulli penso a quanto sono bastardi e vorrei prenderli a calci, magari una donna pensa più all'aspetto emotivo della situazione....

    Diciamo fondamentalmente la mia diversa chiave di lettura sta qui.
     
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    Per precisare, la mia non era una critica alla tua lettura, ma una constatazione di come due persone differenti con due culture differenti giungano a conclusioni differenti da uno stesso piano di informazioni

    Non avevo pensato che lo fosse, infatti (ma, per inciso, anche se lo fosse stata, sarebbe stata un'opinione più che legittima)


    CITAZIONE
    , ma una constatazione di come due persone differenti con due culture differenti giungano a conclusioni differenti da uno stesso piano di informazioni

    Infatti così è. La critica non può prescindere dal peculiare bagaglio culturale di colui che interpreta. Le sue competenze sono la lente - parziale - attraverso cui decodifica un testo.
     
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  7. Flogoriano
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    diciamo che comunque ho letto il racconto senza tenere in considerazione l'autore. Dovendo pensare a chi l'ha scritto mi verrebbe in mente un atto liberatorio che pur nella sua anticonvenzionalità cerchi di andare oltre per raggiungere una sorta di liberazione che non sia transitoria.. da qui il rogo che coinvolge sia i lividi che gli unguenti....
    Cioè a voler pensare che l'ha scritto san c'è da farsi un bel po' di paranoie XD
     
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  8. Il suo sguardo vuoto come il Mu
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    CITAZIONE (Flogoriano @ 22/4/2013, 22:57) 
    Cioè a voler pensare che l'ha scritto san c'è da farsi un bel po' di paranoie XD

    :D


    CITAZIONE
    diciamo che comunque ho letto il racconto senza tenere in considerazione l'autore. Dovendo pensare a chi l'ha scritto mi verrebbe in mente un atto liberatorio che pur nella sua anticonvenzionalità cerchi di andare oltre per raggiungere una sorta di liberazione che non sia transitoria.. da qui il rogo che coinvolge sia i lividi che gli unguenti....

    Il racconto stesso è il mio atto liberatorio. Mi sono tagliato i capelli, e quelli che ho tagliato li ho intrecciati per farne braccialetti da farvi portare al polso - ma non ho preso misure: ad alcuni vanno stretti, ad altri corti, ad alcuni li ho legati male e non durano e ad altri ancora giustamente fa schifo andare in giro con i miei capelli; altri poi li ho bruciati in un rogo.
    Chiedersi cosa vuol dire è l'inizio di un bel gioco, non di un'esplorazione. In funzione nostra le Americhe furono scoperte nel '500, ma esistevano anche prima, anche prima di tutti noi.

    Ci sono cose che scrivo ma che esistevano prima di me.
    Grazie a tutti di aver giocato.
     
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    Chiedersi cosa vuol dire è l'inizio di un bel gioco, non di un'esplorazione. In funzione nostra le Americhe furono scoperte nel '500, ma esistevano anche prima, anche prima di tutti noi.

    Ci sono cose che scrivo ma che esistevano prima di me.

    Figo sto concetto! :lol:
    Le nostre personali scoperte...

    Complimentissimi Gioia! Io ho letto la tua recensione con lo stesso trasporto con cui avevo già letto il racconto di San, che avevo apprezzato molto. Mi ha fatto venire voglia di rileggermelo, il che significa che secondo me è perfetta come recensione
    Sai essere molto attenta ai particolari, ma allo stesso tempo non li osservi perdendotici ma dando loro un senso non solo in micro ma anche in macro, guardando il senso generale, cercandolo soprattutto nelle varie frasi.
    Come farebbe il RIS con ogni prova sulla "scena del delitto" :lol:

    Bellissima recensione e bellissimo racconto! :clap:
     
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    Il racconto stesso è il mio atto liberatorio. Mi sono tagliato i capelli, e quelli che ho tagliato li ho intrecciati per farne braccialetti da farvi portare al polso - ma non ho preso misure: ad alcuni vanno stretti, ad altri corti, ad alcuni li ho legati male e non durano e ad altri ancora giustamente fa schifo andare in giro con i miei capelli; altri poi li ho bruciati in un rogo.
    Chiedersi cosa vuol dire è l'inizio di un bel gioco, non di un'esplorazione. In funzione nostra le Americhe furono scoperte nel '500, ma esistevano anche prima, anche prima di tutti noi.

    Mi hai fatto venire il mal di testa, San! Sei un ragazzo pieno di mistero...

    Ci rifletterò sopra :)
    I braccialetti proprio con i capelli li dovevi intrecciare??

    CITAZIONE
    Sai essere molto attenta ai particolari, ma allo stesso tempo non li osservi perdendotici ma dando loro un senso non solo in micro ma anche in macro, guardando il senso generale, cercandolo soprattutto nelle varie frasi.
    Come farebbe il RIS con ogni prova sulla "scena del delitto" :lol:

    :schianto:

    Grazie. E' il complimento più :schianto: chimeroso di tutti i tempi
     
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    Ahahaha! Chimeroso è un complimento già di per sé, quindi grazie anche a te! :lol:
     
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  12. Il suo sguardo vuoto come il Mu
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    I braccialetti proprio con i capelli li dovevi intrecciare??

    E' la prima cosa che mi è venuta in mente tra quelle che nel nostro corpo crescono da sole; e per me l'arte è tutto ciò che cresce da solo. Di solito mi riferisco alle mie poesie come ad alberi che crescono nella mia testa, a mia insaputa.
     
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    Di solito mi riferisco alle mie poesie come ad alberi che crescono nella mia testa, a mia insaputa.

    Un'immagine molto bella, questa delle poesie/alberi.

    Ora comincia tutto ad essere chiaro.
    :)
     
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